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Ecco perché la cultura della cura fa bene alle aziende

03 luglio 2023

Ecco perché la cultura della cura fa bene alle aziende

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È possibile favorire una cultura della cura, nella consapevolezza che si tratta del riconoscimento di una delle attività più nobili e arricchenti per le persone, in grado di allenarle proprio alle competenze richieste dalla complessità̀ del mercato e delle nostre organizzazioni professionali?

A porsi l’interrogativo sono Sonia Malaspina e Marialaura Agosta, autrici del volume “Il congedo originale” (Roi Edizioni). Le due manager, facendo tesoro dell’esperienza acquisita in una grande azienda come Danone, hanno indicato la strada per un cambio di paradigma culturale e condiviso una serie di azioni chiare che tutte le aziende possono praticare per metterlo in pratica. Ha preso spunto dai temi trattati nel volume il dibattito che giovedì 29 giugno hanno organizzato Alumni Cattolica, Associazione Ludovico Necchi e Comitato per le Pari Opportunità dell’Università Cattolica al fine di offrire un originale confronto, a partire da testimoni d’eccezione, su un tema cruciale nell’ambito delle politiche pubbliche.

«In un’ottica di maggior leadership femminile per un mondo migliore, questo incontro rappresenta l’inizio di un percorso che la nostra Associazione si propone per i prossimi anni», ha esordito Andrea Patanè, presidente di Alumni Cattolica e moderatore della tavola rotonda.

Sull’importanza di tale conversazione quale momento formativo ed educativo si è pronunciata Letizia Caccavale, presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia e consigliere Alumni Cattolica. «Dare valore alla femminilità non è un appiattimento ma è un valore e genera ricchezza», ha precisato Caccavale citando Papa Francesco secondo cui la capacità di cura è tipica delle donne. «La differenza genera ricchezza e chi si mette in ascolto fa un lavoro che porta frutti. Oggi la donna deve scegliere tra mettere su famiglia o occuparsi della vita professionale ma la genitorialità in un Paese caratterizzato da grande denatalità è un valore anche nel mondo del lavoro. Ricordiamo che le pari opportunità non riguardano le donne ma la famiglia».

Ne è convinta anche Tonia Cartolano, vicecaporedattore Sky TG24 e consigliere Alumni Cattolica, che provocatoriamente si è chiesta: «La maternità è un costo o un investimento sociale e collettivo?». Dunque, ha continuato la giornalista, «si può diventare leader ma rimanere donne, senza imitare gli uomini con atteggiamenti poco femminili esibiti nelle riunioni».

In effetti, «le pari opportunità non sono una questione di genere ma vanno inquadrate in una visione più ampia», ha osservato Raffaella Iafrate, prorettore con delega alle Pari Opportunità in Cattolica. E a tal proposito, illustrando le modalità con cui l’Ateneo promuove cultura su tali tematiche, ha ribadito «il valore della persona unica e irripetibile, complessa e relazionale», facendo presente come i luoghi di lavoro siano fatti da persone.

Un aspetto, quello della centralità della persona, su cui si è soffermato monsignor Antonio Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana. Partendo da una visione teologica fondata sulla Bibbia, monsignor Raspanti ha posto l’accento sulla necessità di non lasciarsi dominare esclusivamente dalla «visione economica». Quindi ha proposto un cammino da fare insieme per promuovere una «visione unitaria e rispettosa della persona, che è tale solo se in perfetta relazione con l’altro, secondo l’archetipo trinitario. «L’incarnazione è riuscire a fecondare questa storia: Cristo Risorto è il vero focus dell’incarnazione e rappresenta l’umanità oltre la distruzione».

Anche per Antonella Sciarrone Alibrandi, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e già presidente di Alumni Cattolica, è riduttivo parlare di pari opportunità solo dal punto di vista di diritti e tutele. Serve, invece, un cambio di paradigma culturale. «I cambiamenti richiedono tempo e ci vuole tenacia e pazienza che non vuol dire inazione ma adoperarsi per rendere queste tematiche patrimonio comune».

Al termine dell’incontro hanno preso la parola le due autrici del libro. Sonia Malaspina, direttrice HR Italia e Grecia della Danone, ha presentato il volume - sulla scia degli interventi dei vari relatori - come espressione della centralità della persona, concetto appreso proprio negli studi in Università Cattolica. «Le competenze digitali oggi sono proprie del mondo femminile (che non è un mondo muscolare): così se le persone sono aiutate nell’ambito delle loro competenze e attitudini, non ci può essere inverno demografico». Marialaura Agosta, HR Business Partner & Internal Communication Manager Danone, ha citato i quattro pilastri descritti nel volume - vicinanza, cultura, determinazione e concretezza - quali elementi utili per far emergere il ruolo di «persone che si occupano di persone, considerarle nella loro interezza e non semplicemente risorse».

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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