Fondatore Studio Ambrosetti (1965) | Economia e Commercio

Alfredo Ambrosetti

Fondatore Studio Ambrosetti

Molti conoscono il Forum di Villa d’Este a Cernobbio, pochi invece conoscono la persona che l’ha fondato e da quarant’anni lo organizza (dal 2009, nel ruolo di Ambrosetti, è subentrato Valerio de Molli, attuale AD del gruppo): il Cavaliere del Lavoro Alfredo Ambrosetti. Quando a settembre le élite italiane, europee e mondiali si ritrovano nel lussuoso albergo sul lago di Como per confrontarsi e discutere di economia e società, i media fanno raramente riferimento al nome del fondatore, quanto piuttosto al “Forum di Villa d’Este” o di “Cernobbio”.

Ambrosetti non ha mai voluto tanta pubblicità, come presidente del suo studio di consulenza. Anzi, ha sempre puntato sulla discrezione per guadagnarsi credibilità e affidabilità. Una ricetta vincente, che ha portato il Forum di Villa d’Este ad essere secondo in Europa solo al World Economic Forum di Davos e lo Studio Ambrosetti nominato dalla Penn University primo think tank italiano. Come si è arrivati a tanto?

Classe 1931, Ambrosetti ricorda gli anni dell’Università come un periodo molto positivo ma condizionato da problemi familiari: «Era l’epoca di padre Gemelli e di professori di grande prestigio quali Boldrini, Faleschini, Masotti e Mengoni. Purtroppo mia madre richiedeva la mia assistenza e dovevo viaggiare su e giù da Varese. Ciò mi costrinse a limitare la mia presenza in Università e la mia frequenza alle lezioni al minimo richiesto di presenza e ai momenti degli esami. Praticamente dovetti curare da solo pressochè tutta la mia preparazione, studiando sui libri. Dopo la laurea in Economia ricevetti 87 offerte di lavoro. Erano altri tempi!».

Tra le tante offerte Ambrosetti sceglie quella di Edison, e dopo un primo periodo di lavoro si trasferisce negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio per seguire corsi di specializzazione in quattro facoltà diverse. Conclusa l’esperienza universitaria con il massimo dei voti, Ambrosetti trascorre vari periodi presso le più importanti imprese di Stati Uniti e Canada: IBM, Ford, General Motors, Kodak, Standard Oil (ora Exxon). Tornato in Italia dopo due anni negli States, il bagaglio acquisito si rivela fondamentale. Nei primi anni ’60 in Italia l’utilizzo del computer nelle aziende è quasi nullo e Ambrosetti, che nel frattempo è tornato in Edison, fornisce consulenze al di fuori degli orari di lavoro. Quando, nel 1965, Edison-Volta viene nazionalizzata, arriva la nomina a dirigente (il più giovane del gruppo): «Non gradivo la nazionalizzazione. Mi venne detto che potevo fare una importante carriera ma non accettai, anche perché non volevo allontanarmi dai miei affetti. Fondai lo Studio Ambrosetti avendo, sin dall’inizio, richieste di lavoro da saturare, oltre me e altri tre professionisti. Ai tempi c’erano pochissimi uffici di consulenza in Italia, ma la domanda di prestazioni esterne iniziava a salire considerevolmente».

Oggi 87 offerte lavorative dopo l’Università sembrano una barzelletta, ma il Cavaliere è convinto che, nonostante le difficoltà e il momento di crisi, l’approccio deve rimanere lo stesso. «Un percorso simile al mio è ancora possibile, però è aumentata la concorrenza. Un numero significativo di giovani segue oggi strade simili alla mia, ma si riduce l’entità del vantaggio all’atto pratico. Quando toccò a me, un percorso così serviva per emergere. Oggi, per molti aspetti, serve per essere all’altezza di tanti altri. Quello che non è cambiato sono le domande fondamentali che ciascuno deve porsi: chi sei? chi vuoi diventare/essere? entro quando? cosa devi acquisire per diventare ciò che vuoi? Seneca diceva: “Non esiste vento a favore per chi non conosce il porto”. In un’epoca di accelerazione del cambiamento, per un giovane è del tutto fisiologico che si debba ridefinire il porto più volte nella vita. E’ del tutto patologico, invece, non avere, in ogni momento, un porto definito».

Dopo la fondazione, nel ’65, lo Studio Ambrosetti si sviluppa in un gruppo di entità professionali in Italia e all’estero e diventa consulente di molte aziende multinazionali e nazionali oltre che di imprese familiari (il più grande patrimonio economico del nostro Paese, secondo Ambrosetti). Le richieste di lavoro aumentano progressivamente e lo Studio guadagna nel tempo un’immagine credibile e affidabile. Nel 1974 arriva l’idea del Forum. «La sua nascita fu originata da un’intuizione in una serata fredda e nebbiosa di novembre. Avevamo avviato, primi in Italia, il servizio AP (Aggiornamento Permanente) in tutte le principali regioni, destinato ai massimi responsabili aziendali. Tornavo in treno con Umberto Colombo, che aveva condotto in Veneto una sessione sullo scenario tecnologico. Era l’epoca del terrorismo, delle brigate rosse, dell’inflazione a due cifre, della crisi petrolifera. A un certo punto gli chiesi se riteneva logico che trattassimo lo scenario economico, socio-politico e tecnologico in tre sessioni separate, mentre invece sono fortemente interdipendenti. Colombo condivise le mie perplessità e fu così che nacque il Forum di Villa d’Este, con durata di tre giorni dedicati ai rispettivi temi».

La prima edizione, nel luglio del ’75, non va benissimo, i partecipanti sono solo 14 e Ambrosetti inizia a dubitare della validità dell’idea e a chiedersi se sia il caso di andare avanti. «Ad un certo punto, Nino Andreatta (che aveva tenuto la relazione sullo scenario economico, ndr), che non era certamente un campione di umiltà, mi disse: “Desidero farle una confidenza: non ho mai imparato tanto come in questi tre giorni”. Per me, fu la spinta per proseguire». Da allora il numero dei partecipanti al Forum aumenta costantemente, anche grazie alla partecipazione di Romano Prodi e Franco Modigliani, acquisendo una dimensione inizialmente europea e successivamente mondiale. Si stabilisce la struttura del meeting in tre giornate dedicate rispettivamente allo scenario globale, europeo e nazionale, struttura che è rimasta inviariata fino ad oggi.

«Si è cominciato, sin dall’inizio, a puntare al meglio possibile, sede inclusa. Ciò ha consentito negli anni di attrarre capi di Stato, massimi responsabili delle istituzioni europee e mondiali, ministri, premi Nobel, imprenditori e manager di grande prestigio, economisti, ecc…» ricorda Ambrosetti, che ride quando gli chiediamo di fare i nomi dei personaggi più importanti che ha ospitato a Cernobbio: «Sarebbe una lista lunghissima, quest’anno siamo alla quarantesima edizione. Se conta che ogni anno ospitiamo in media 200 partecipanti e che sono tutti elementi di spicco nei vari settori…». Agnelli, D’Alema, Berlusconi, Prodi, Monti, Napolitano, Amato, Romiti, Lama, Levi Montalcini, Dulbecco, Trichet, Duisenberg, Barroso, Van Rompuy, Lagard, Gorbaciov, Arafat, Peres, Gates, Kissinger, Erdogan, Aznar, Schmidt, D’Estaing, Biden, Cheney, Mc Cain e Ratzinger sono solo alcuni dei personaggi nazionali e internazionali che sono passati dalle sale di Villa d’Este negli ultimi quarant’anni. Tutti ospiti di questo varesino discreto, che, dal nulla, è riuscito a riunire nelle stesse stanze alcuni dei protagonisti dell’ultimo mezzo secolo.

Presenza, 2014 – Ne ha fatta di strada di Andrea Prada Bianchi

Alfredo Ambrosetti

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